Nuova base cerebrale del piacere della musica

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 23 marzo 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come è possibile che un semplice flusso di suoni, ossia il fenomeno fisico elementare alla base della musica, possa godere di un gradimento così universale da non conoscere barriere di tempo, luogo, spazio e cultura? Come è stato possibile nei millenni di storia umana che la musica non solo si sia conservata evolvendosi in molteplici forme, generi e stili, non solo sia entrata a far parte del patrimonio culturale dei popoli, ma contribuisca ad accomunare le genti come se appartenesse ad un’antropologia delle origini?

È evidente che le ragioni biologiche che hanno favorito la nascita della musica e ne hanno garantito la sopravvivenza nel consesso umano sono principalmente da rintracciarsi nei processi cerebrali di risposta all’ascolto di successioni e combinazioni di suoni. Non soddisfano più le generiche spiegazioni basate sull’attivazione del sistema dopaminergico a ricompensa – che peraltro sembra limitata a particolari esperienze di ascolto – e si indaga per comprendere la struttura degli eventi neurofisiologici che causano gli stati affettivi suscitati dall’immersione nelle costruzioni di note che, decodificate dalla percezione e ricodificate nei processi noetici, possono far vibrare le nostre corde più intime[1].

Un nuovo studio di Shany e colleghi ha fornito supporto alla tesi che vuole il meccanismo della sorpresa, sia nella violazione che nella conferma delle aspettative durante l’ascolto, al centro dei processi legati alla risposta edonica.

(Shany O., et al. Surprise-Related Activation in the Nucleus Accumbens Interacts with Music-Induced Pleasantness. Social Cognitive and Affective Neuroscience - Epub ahead of print pii: nsz019, doi:10.1093/scan/nsz019, March 20, 2019).

La provenienza degli autori è prevalentemente la seguente: Sagol Brain Institute, Tel Aviv Sourasky Medical Center, Tel Aviv (Israele); Sagol School of Neuroscience, School of Psychological Sciences, Tel Aviv University, Tel Aviv (Israele); International Laboratory for Brain Music and Sound Research (BRAMS), Montreal, QC (Canada); Montreal Neurological Institute, McGill University, Montreal, QC (Canada).

Attualmente, la ricerca sulle basi cerebrali dell’esperienza della musica si sta concentrando sui processi che generano le sensazioni piacevoli e inducono i giudizi di gradimento. Un aspetto che si è rivelato importante, analizzando l’elaborazione centrale del codice acustico, è costituito dalla sorpresa, che infrange l’aspettativa rappresentata dall’inferenza percettiva derivata dai modelli costruiti automaticamente mediante il campionamento delle esperienze musicali memorizzate sul template patrimonio della specie[2].

La ricerca più recente, basata sui predictive coding models, ha trovato prove a supporto dell’evidenza che sia le violazioni delle aspettative musicali, sia le conferme possono associarsi a risposte edoniche alla musica, via reclutamento del sistema mesolimbico, con le sue connessioni alla corteccia uditiva temporale. Shany e colleghi hanno condotto uno studio che conferma la duplice possibilità espressa da questo modello.

In particolare, i ricercatori hanno analizzato in dettaglio l’attività e la connettività del nucleo accumbens, considerato un nodo centrale nella rete del sistema mesolimbico, rilevando specifiche associazioni tra il vissuto legato alla piacevolezza musicale e la “sorpresa musicale” rilevata dal soggetto. L’osservazione sperimentale ha previsto l’esame delle risposte neurocomportamentali alle sorprese in tre brani musicali naturalistici usando la metodica della risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging) e stime soggettive di valenza e stimolo attentivo-emozionale.

Le sorprese, al confronto con eventi musicali prevedibili, erano associate a variazioni nella valenza e nello stimolo attentivo-emozionale riferite dai volontari, e ad accentuazioni dell’attivazione della corteccia uditiva, dell’insula, e dello striato ventrale. Appare significativo e suggestivo che nei sottogruppi di volontari caratterizzati da una più intensa e marcata esperienza di piacere indotto dalla musica, l’attivazione del nucleo accumbens causata dalla sorpresa era significativamente più pronunciata. Questi sottogruppi di soggetti volontari presentavano anche, durante l’ascolto del brano musicale di massimo gradimento, una più forte connettività tra nucleo accumbens e corteccia uditiva legata alla sorpresa. Tale rilievo era evidente nella comparazione con i partecipanti all’esperimento che non gradivano particolarmente quella musica.

Nell’insieme, i risultati ottenuti da Shany e colleghi, per il cui dettaglio si rinvia alla lettura del testo integrale dell’articolo originale, forniscono una nuova dimostrazione della stretta associazione tra processi cerebrali che mediano la percezione della sorpresa nell’ascolto musicale, attivazione del nucleo accumbens e induzione del piacere legato alla musica.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-23 marzo 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Negli anni scorsi, a cura di un gruppo di collaborazione della nostra società scientifica, sono stati tenuti su questo argomento incontri seminariali aperti al pubblico in Firenze, presso il Caffè Storico Gilli; la bibliografia fornita in quelle occasioni, che includeva gli studi di Blood e Zatorre sulla risposta emozionale alla musica, costituisce ancora un valido strumento introduttivo e formativo, e pertanto rimandiamo a quelle fonti per approfondimenti sulla ricerca degli ultimi decenni in questo campo.

[2] Questa sintesi impiega lessico e concetti proposti da Giuseppe Perrella nelle sue relazioni agli incontri seminariali già menzionati.